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Omicidio Capezzuti: il racconto delle torture e gli abusi subiti

Chi era Marzia Capezzuti

Marzia Capezzuti, una giovane milanese di 29 anni, ha trovato la morte in circostanze tragiche a Pontecagnano Faiano, Salerno. La sua storia è emersa grazie alle testimonianze raccolte durante il processo contro Mariabarbara Vacchiano e Damiano Noschese, accusati di averla torturata e uccisa. Marzia si era trasferita nel 2017 per amore di Alessandro Vacchiano, fratello di Mariabarbara, conosciuto sui social tre anni prima. Dopo la morte di Alessandro nel 2019, Marzia ha continuato a vivere con la famiglia Vacchiano, dove ha subito abusi e violenze indicibili.

Le torture e gli abusi

Durante il processo, l’avvocato Stefania De Martino, responsabile dello sportello antiviolenza di Pontecagnano, ha descritto le atrocità subite da Marzia. Secondo la testimonianza, la giovane veniva costretta a bere urina, rinchiusa in uno sgabuzzino e costretta a mangiare per terra. Inoltre, le spegnevano le sigarette sulla pelle e la sottoponevano a continue percosse. Nonostante le segnalazioni alle autorità competenti, la situazione di Marzia non è migliorata, culminando nella sua tragica morte. 

Il ritrovamento del cadavere

Il corpo di Marzia è stato ritrovato il 7 marzo 2022 in un casolare abbandonato a Pontecagnano Faiano, dopo mesi dalla sua scomparsa. Le indagini hanno portato all’arresto di Mariabarbara Vacchiano e Damiano Noschese, accusati di omicidio aggravato, maltrattamenti, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Anche il figlio minore della coppia è coinvolto nel procedimento giudiziario, con un processo separato presso il Tribunale per i minorenni di Salerno. 

L’opinione pubblica

Il caso di Marzia Capezzuti ha suscitato profonda indignazione nell’opinione pubblica, evidenziando le falle nel sistema di protezione delle persone vulnerabili. Nonostante le segnalazioni e le denunce, Marzia non ha ricevuto l’aiuto necessario per sfuggire ai suoi aguzzini. Questo tragico evento sottolinea l’importanza di un intervento tempestivo e coordinato da parte delle istituzioni per prevenire simili atrocità in futuro.

Il processo in corso rappresenta un momento cruciale per fare giustizia e rendere omaggio alla memoria di Marzia. Le testimonianze raccolte in aula offrono uno spaccato drammatico delle sofferenze inflitte alla giovane, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione verso le vittime di violenza domestica e abusi. La speranza è che questo caso possa servire da monito e portare a una revisione delle procedure di intervento, garantendo una protezione più efficace per chi si trova in situazioni di vulnerabilità.

In conclusione, la tragica vicenda di Marzia Capezzuti rappresenta una ferita aperta nella coscienza collettiva. È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso e che vengano adottate misure concrete per prevenire simili tragedie in futuro. Solo attraverso una rete di supporto efficiente e una maggiore sensibilizzazione si potrà garantire la sicurezza e la dignità di ogni individuo, impedendo che storie come quella di Marzia si ripetano.

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